30/10/2017
Essere responsabili non significa essere colpevoli.
Spesso ricerchiamo il colpevole di una determinata situazione, dicendo che lui/lei ne è responsabile.
Così facendo si crea confusione. E non solo a livello di parole pronunciate.
Se essere responsabile significa essere colpevole, allora difficilmente vorrò essere responsabile di qualcosa perché ciò vorrà dire che ci sarà qualcuno che mi giudicherà e che mi indicherà come colpevole.
E chi, onestamente, vuole essere colpevole?
Impariamo così a non voler essere responsabili di nulla: di un lavoro, di un incarico, di un compito, della nostra vita.
Affidiamo ad altri la responsabilità. Ce ne laviamo le mani, così, se qualcosa dovesse andare storto, non saremo noi i colpevoli.
Ci dimentichiamo però che così facendo deleghiamo ad altri l’intera nostra esistenza.
E a volte capita anche il contrario. Ci assumiamo noi la responsabilità di azioni che invece spetterebbero ad altri. E’ il caso di quei genitori che per infinito amore fanno di tutto e di più per i figli, compreso sostituirsi a loro per proteggerli. “Faccio io, genitore, i compiti con loro e a volte al loro posto così non prenderanno un brutto voto e non faranno la figura di chi non ha capito.”
“Faccio io, genitore, le tue lavatrici fino a quando avrò energie”
E non è il problema del fare insieme o del dare un aiuto, ma la questione è quanto questi comportamenti di “aiuto” generino nell’altra persona un’impossibilità di affrontare in prima linea le sfide della propria vita, traendo da esse l’insegnamento che racchiudono.
Un regalo che possiamo sempre fare a chi ci sta vicino è permettere ad ognuno di diventare responsabile della propria vita.
Lasciare agli altri le loro responsabilità significa trasmettere il messaggio che abbiamo fiducia in loro, che siamo certi che ce la faranno!
Assumersi una responsabilità significa assumere il controllo della propria vita.
Il lunedì è la giornata dedicata agli altri #gustatilavita
