24/05/2017
Ecco un’altra attività giocosa per sperimentarci ed allenarci nel cambio di routine.
Quando ero piccola e devo dire tuttora quando vado a mangiare dai miei genitori, ognuno di noi ha un posto fisso a tavola. Sono quei posti da sempre, da quando ho memoria. Quello è il posto di Marica, quello è il posto di babbo e quello di mamma. E’ così. Non c’è un motivo, è così punto e basta.
Ricordo che se per un qualche motivo mamma mi chiedeva di sedere nell’unico altro posto libero, opponevo tanta resistenza e, se proprio dovevo lasciare il mio posto anche solo per un pranzo, alla fine dello stesso me ne uscivo con questa bella affermazione: “ecco, sarai contenta, mi è venuto il mal di pancia!”
E molto probabilmente mi veniva davvero il mal di pancia. Non digerivo proprio l’idea di dover cambiare posto a tavola.
Oggi è cambiato qualcosa rispetto ai posti a tavola? Sono e siamo in generale così legati a quella precisa posizione e sedia?
Logicamente verrebbe da dire di no… eppure, nella mia vita, i posti della mia nuova famiglia sono chiaramente “assegnati”, se vado a cena con le mie migliori amiche a casa di una di noi i posti sono sempre quelli e quando pranzo con le mie colleghe di lavoro… indovinate un po’? Ognuno ha il suo posto fisso!
E’ chiaro che è una questione di semplice abitudine e che cambiare sedia mentre si mangia molto probabilmente non renderà la nostra vita migliore, ma dietro ad uno schema ripetitivo e legato a piccole cose quotidiane, spesso si nasconde uno schema più profondo della persona, che la persona stessa applica poi anche a tanti altri ambiti della propria vita.
Lavoriamo su “sbloccare” abitudini banali per allenarci ad essere pronti a sbloccare abitudini più profonde e poco funzionali.
Il mercoledì è la giornata dedicata all’uscire dalla zona di comfort #gustatilavita