12/05/2017
Da tempo l’università di Harvard studia la felicità.
Il Grant Study, durato oltre 75 anni, ha seguito 268 studenti universitari di Harvard delle classi del 1942-44 e li ha sottoposti a check-up medici completi ogni cinque anni, a batterie di test psicologici periodici, ad interviste ogni quindici anni, ed hanno dovuto rispondere a questionari ogni due anni, per quasi tre quarti di secolo.
Sono stati seguiti da un team di psicologi, antropologi, operatori sociali e fisiologi per anni.
E cos’è venuto fuori dopo tutti questi anni?
L’amicizia, quella connessione spesso complicata che tiene legati amici e famiglie, è l’elemento essenziale che preconizza la felicità, via via che si affrontano le prove della vita.
Risulta essere il miglior fattore predittivo fra qualunque altra variabile singola. E quando si arriva alla mezza età, diventa l’unico fattore.
Oltre ai rapporti appaganti, fra i comportamenti predittivi della felicità compaiono:
– una dose costante di azioni altruistiche
– fare elenchi di cose per le quali si è grati, che produce sensazioni di felicità nel breve termine
– coltivare un “atteggiamento di gratitudine” generale, che produce sensazioni di felicità nel lungo termine
– condividere nuove esperienze con una persona cara
– manifestare una pronta tendenza al perdono quando le persone care ci offendono
Tratto da “Naturalmente intelligenti” di John Medina
Il venerdì è la giornata dedicata alla gratitudine #gustatilavita